Il progetto “Non dipendo, scelgo!”

Il DGA, ovvero il cosiddetto disturbo da gioco d’azzardo, come anche altre forme di dipendenze comportamentali, può condizionare in modo significativo la vita di una persona e dei propri familiari; il gioco, quando da  momento di svago si trasforma in  un’ossessione, che può arrivare a dominare la mente, diventa patologico.  La dipendenza dal gioco con vincita in denaro può provocare numerosi effetti negativi sulla salute mentale e fisica. Spesso sono associate al gioco compulsivo manifestazioni di stati ansia o di depressione; talvolta a causa del senso di colpa e vergogna che la persona può provare dopo aver perso grandi quantità di denaro. In alcuni casi, il gioco compulsivo può condurre la persona che ne è affetta finanche all’abuso di sostanze; spesso, infatti, le persone che si trovano ad affrontare una d una situazione finanziaria particolarmente precaria, possono ricorrere all’di alcol e/o droghe, ricercando uno stato d’alterazione per sfuggire ai problemi.

La concomitanza di più dipendenze in un singolo soggetto, viene spesso definita “comorbidità”: questa si caratterizza appunto per la presenza, o l’insorgenza, di una patologia accessoria durante il corso della patologia originale, già individuata.

L’IMPORTANZA DEL SUPPORTO PSICOLOGICO PROFESSIONALE

Tra le persone affette da dipendenza da gioco, nei peggiori casi può insorgere anche il rischio che si inneschino istinti autolesionisti o suicidi; questo può accadere a causa di consistenti perdite finanziarie ed al senso di disperazione ad esse correlato. È importante che le persone con problemi di gioco patologico cerchino aiuto professionale e sostegno per superare la loro dipendenza e prevenire queste possibili conseguenze negative. Il Disturbo da Gioco D’Azzardo si connota infatti di un circuito vizioso fatto di ripetizioni di cicli in cui euforia e ricadute depressive possono susseguirsi  dopo alte vincite ed altrettante altre perdite. Perdite che non smorzano la frenesia dell’illusoria possibilità riscatto; ma che purtroppo finisco per alimentare, la  fantasia che ci sarà prima o poi un momento nel quale tutto finirà con una vincita che ristabilirà ogni equilibrio. Un’illusione magica che accompagna il giocatore patologico a percorrere sempre più intensamente il tunnel del non ritorno.

Ad oggi possiamo affermare che le  che sulla popolazione italiana maggiorenne, sono il 3% i giocatori definiti “problematici” dall’Istituto Superiore di Sanità.

IL RUOLO DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA

Oltre al DGA, un gravissimo problema sono le organizzazioni criminali  che fuori dai circuiti del gioco legale generano una trappola perfetta per il giocatore problematico, fatta di prestiti usurari di denaro, violenza, o addirittura di spaccio di sostanze stupefacenti, arrivando ad “impoverire” le persone affette da disturbo da gioco non solo da un punto di vista economico ma anche da un punto di vista familiare, sociale, lavorativo, umano, rendendoli schiavi di un circuito che mortifica la loro dignità e  spesso anche quella di chi gli sta accanto.

Entrare in contatto con il  giocatore patologico rappresenta l’aspetto più complesso da affrontare durante l’intervento terapeutico, poiché  la patologia stessa altera la capacità di analizzare la realtà del problema. Ciò spesso crea pensieri illusori che minimizzano la gravità della situazione e distorcono il senso di realtà.  È  proprio la presa di coscienza di avere un problema di natura psicopatologica che rappresenta il primo passo da compiere nel cammino della presa in carico del giocatore patologico. Le modalità di trattamento del disturbo da  gioco d’azzardo comprendono: psicoterapia (individuale, di gruppo, famigliare, di coppia), supporto farmacologico (antidepressivi, stabilizzatori dell’umore, farmaci antagonisti della dopamina), gruppi di auto-aiuto (con persone con la medesima problematica).

IL PROGETTO “NON DIPENDO, SCELGO!” PARTE A ROMA

È proprio all’interno del percorso di prevenzione e di presa in carico del fenomeno, che nasce a Roma il progetto “Non Dipendo, scelgo”, realizzato dall’Associazione Konsumer.

Il principio fondante del progetto è la diffusione, da parte dell’associazione, della consapevolezza sociale e dell’impegno che deriva dal creare una cultura del gioco sano e responsabile e per la messa in campo di azioni volte alla prevenzione del gioco patologico e al supporto e recupero di chi, purtroppo, non riesce a vivere il gioco come forma di intrattenimento sociale.

Il progetto, nato nel 2020 a Roma, si rivolge alle famiglie, ai giocatori, a chi abusa di sostanze (alcool, stupefacenti, tabacco). Le azioni messe in campo sono indirizzate all’aggancio e all’ascolto dei familiari e dei giocatori che vivono il gioco in modo patologico.  Il contatto avviene attraverso diverse modalità quali i canali social, chat e mail ma anche attraverso il contatto telefonico mediante un numero verde. Successivamente al primo contatto c’è la possibilità di accesso ad uno sportello di ascolto/incontro gratuito per la presa in carico da parte di uno psicologo. La stessa cosa può essere realizzata restando totalmente anonimi operando con il contatto telefonico diretto e/o con le videochiamate a volto oscurato da parte del paziente. L’anonimato, per chi lo preferisce, è la prerogativa assoluta di rispetto dell’intero progetto, Konsumer  vuole tutelare chi si avvicina creando intorno a lui un’alea di benessere psicologico e materiale che permetta di aprirsi in assoluta sicurezza. Attualmente gli sportelli attivi sono presenti a Roma e a Civitanova Marche ma c’è la prospettiva che il progetto si allarghi ad altre realtà regionali del nostro stivale.

Il primo obiettivo del trattamento è quindi quello di passare dal concetto di vizio dannoso a quello di malattia, spostando l’oggetto dall’attenzione clinica dal conto in banca alla persona sofferente. Non è un’impresa facile, perché il denaro pervade il contenuto di molti colloqui. I primi incontri congiunti appaiono come un’inchiesta finanziaria in cui il giocatore viene incalzato dal familiare con domande intorno ai soldi: “quanto hai giocato?”, “che fine hanno fatto i soldi dell’affitto?”, “quanto ti è rimasto dello stipendio?” che ripercorre il quotidiano vissuto. Il colore emotivo dei soldi

Con la pratica clinica, nel tempo, abbiamo compreso che il tema del denaro- così invadente- non andava scacciato dal setting terapeutico, ma anzi accolto e ridefinito. Intanto perché la situazione di debito è un incentivo al gioco ed un fattore di rischio rispetto alle ricadute, ma soprattutto perché attraverso la gestione patologica del denaro passano messaggi che vanno decifrati. Un percorso da fare insieme, costellato di alcune ricadute, che non diventano più soltanto indice della debolezza del giocatore, ma anche della fatica di chi- dopo una lite o uno scontro- cede e rende il bancomat.

Dal prendere in carico la gestione economica al prendersi cura degli aspetti emotivi, il passo è breve ma non scontato. Delle volte, con tanto lavoro e tanto impegno, si può riuscire.

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